Signor Salvini, ho da dirle un paio di cose. Negare l’identità a bambini e bambine per via delle scelte fatte dai loro genitori è un atto, oltre che incostituzionale, semplicemente mostruoso dal punto di vista umano. Identità, sì. Perché è questo che certifica il documento di cui parliamo: la cosa più intima che ci definisce nel modo più profondo. Lo dice persino la mamma ai suoi figli nel cartone animato Gli incredibili, che sua figlia conoscerà sicuramente: “L’identità è la cosa più preziosa che avete: proteggetela”.

Cosa fa, Matteo Salvini, sfrutta i bambini per vendicarsi? Punisce i figli delle persone omosessuali che hanno ottenuto la potestà genitoriale di proteggere, educare e istruire il proprio figlio o figlia grazie alla legge in vigore (Legge 40) a alle sentenze dei tribunali? Usa le sue credenze personali (a cui ha come tutti assoluto diritto) per bypassare norme, leggi e principi che lei è tenuto a rispettare in primo luogo come cittadino italiano e soprattutto per la carica istituzionale che rappresenta? Lei lo sa cosa sia la Costituzione? Conosce gli obblighi a cui la riconduce il suo incarico?

Con il provvedimento firmato il 31 gennaio scorso da lei e dai ministri della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno e dell’Economia Giovanni Tria, ufficializzato con la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale, lei cancella un pezzo di storia, quella datata 23 dicembre 2015, giorno in cui sulla carta di identità dei minori compariva la dicitura “genitori” per includere ogni tipo di famiglia, semplicemente stando ai fatti: esistono nuove forme di famiglia che vanno regolamentate, affinché non esistano cittadini senza identità né si creino vuoti normativi.

Oggi si torna indietro, dunque, ma è ben più di un passo da gambero. Infatti, rispetto al 2015, esistono parecchi bambini in più che, in Italia, hanno per genitori legali due persone dello stesso sesso. E adesso che si fa? Eppure era stato ampiamente avvertito: il Garante della Privacy, su richiesta del Viminale, diede un parere negativo sulla sua proposta. Disse che nei casi in cui la richiesta della carta di identità, per un soggetto minore, fosse stata presentata da figure esercenti la responsabilità genitoriale non esattamente riconducibili alla specificazione terminologica “padre” o “madre”, si sarebbero create criticità insormontabili. Come quella di Laura, riportata da la Repubblica di giovedì 11 aprile, che qualche giorno fa ha fatto la carta di identità per suo figlio Edoardo e che ne risulta il padre, mentre sua moglie – che lo ha adottato – la madre.

Ma lei se ne frega. Se ne frega della Costituzione, se ne frega delle leggi, se ne frega dei bambini, se ne frega delle piazze che la contestano, del Garante della Privacy. Se ne frega e basta. Risponda: dove vuole arrivare? Vuole vedere la nostra povera Italia a brandelli? Vuole ancora spogliarla, violentarla, come hanno fatto prima di lei altri invasori senza scrupoli, cancellando la sua storia, deprivandola appunto della sua identità? Esattamente, mi spieghi, perché?

Famiglie Arcobaleno, l’associazione dei genitori omosessuali, impugnerà al Tar il suo decreto e naturalmente vincerà, visto che si tratta di atto incostituzionale per gli elementi discriminatori che contiene e illegittimo dato che non permette di far coincidere lo status documentale con quello legale dei bambini arcobaleno. Ma io le chiedo: non le bastava dare da mangiare ai suoi elettori col Congresso di Verona? C’era bisogno di tale sfoggio muscolare, per il suo tifo da stadio? Non potrebbe evitare di stuprare il nostro povero Paese, già in ginocchio su tutti i fronti, per fare la sua propaganda politica? Lei sta facendo scempio dei diritti umani, della nostra democrazia, sta sacrificando i cittadini più deboli – quelli che quindi per mandato lei dovrebbe proteggere doppiamente (soprattutto se bambini) – per dare idea della sua forza: ma come si sente quando è solo davanti allo specchio?