Nel 1969 l’essere umano sbarca sulla Luna, i Beatles terminano la loro avventura, sfila il primo Gay Pride, le Pantere Nere conquistano la scena, i giovani realizzarono l’utopia di Woodstock, le donne invadono le piazze per i loro diritti, Jerry Rubin e Abbie Hoffman vengono processati assieme agli Yippie a Chicago, Ian Palach si dà alle fiamme a Praga, Jim Morrison viene arrestato, John Lennon e Yoko Ono protestano contro la guerra in Vietnam, il consumo di LSD diviene epidemico. Inaugura oggi all’AuditoriumArte di Roma la mostra che farà innamorare nostalgici e visionari, romantici e innovatori, appassionati e addetti ai lavori, oltre a musicisti, critici, artisti, giornalisti, fotografi, grafomani e blogger. Ma soprattutto la generazione degli ex sessantottini, che quell’anno, il 1969, lo ha vissuto sulla pelle, sulla carne, con aspirazioni, ispirazioni, idee e ideali in prima fila.
“Cinquanta anni dopo è ancora difficile riassumere in poche parole l’importanza di un anno che ha influenzato non solo una generazione – spiega il curatore, il critico musicale Ernesto Assante – quella che ha vissuto pienamente quegli eventi, ma tutti i decenni successivi, fino al grande cambiamento avvenuto esattamente venti anni dopo, nel 1989, con la fine del mondo diviso in blocchi contrapposti e la nascita della cultura planetaria e multilaterale di oggi”.
Nel 1969, è storia, la scena planetaria era attraversata da mille tensioni, c’erano il pacifismo e la violenza politica, la rivolta e la rabbia, il femminismo, la richiesta del riconoscimento di altre identità sessuali, il confronto con il potere, il sogno di un mondo nuovo, la rivoluzione, la repressione, le lacrime ed il sangue, la sfida al futuro e l’addio al passato: “Con questa mostra – continua Assante – vogliamo ricordare quell’anno attraverso delle illuminazioni oblique, dei primi piani stretti, dei campi lunghi, delle panoramiche, attorno al filo conduttore della controcultura giovanile, nata alla fine degli anni Cinquanta, in Nord America e in Europa, ed arrivata nel 1969 al suo culmine, esprimendo un rifiuto radicale della visione del mondo e dello stile di vita degli adulti”.
Nel 1969 tutto veniva messo in discussione, il rapporto tra uomo e donna, i costumi sessuali, le istituzioni, la famiglia, l’identità sessuale, e il cambiamento si esprimeva anche attraverso l’uso di sostanze psicotrope, l’affermazione del pacifismo, dell’ecologismo, del cambiamento nell’arte, nella musica e nello spettacolo.
Certo, impossibile raccontare quell’anno, tutto, in una mostra, ma l’evocazione, come pure l’impatto emotivo, sono assicurati: copertine dei giornali della controcultura, dei libri cult, i discorsi di un’epoca, le immagini indimenticabili, i dischi che hanno fatto la storia, insomma una immersione ossitocinica che renderà felice il nostro emisfero destro e che farà ricordare che tutto questo è avvenuto davvero e che c’è stato un tempo in cui, sull’onda della controcultura, si è pensato che il mondo potesse cambiare, davvero.
“1969: parole, musica, immagini” è la mostra che AuditoriumArte terrà aperta fino al 6 gennaio e che farà sognare le giovani sardine, impegnate a cercare un senso alle loro eredità per sviluppare un nuovo sguardo sul futuro, libero, vivo, aperto. “Un anno come il 1969 andrebbe raccontato con un libro – conclude Assante – e in molti lo hanno fatto. O con un film, una serie televisiva, un documentario, strumenti che possono ricomporre il mosaico ricchissimo di un anno travolgente. Noi ci limiteremo a mettere insieme alcuni pezzi di questo mosaico, quello legato alla controcultura: quelli della sua nascita, nella baia di San Francisco e tra le strade di New York con i poeti della Beat Generation, e tra i docks del porto di Liverpool dove i giovanissimi Beatles accendevano la miccia della nuova cultura giovanile. E poi ci concentreremo sull’anno della controcultura, quello in cui improvvisamente tutto sembrò possibile, il 1969 appunto. Lo faremo attraverso fotografie, poster, giornali, libri, dischi, memorabilia, video e audio legati a poeti, scrittori, musicisti, attivisti, uomini e donne che hanno agito in prima persona in quell’anno decisivo. Vedremo come la musica, il rock in particolare, la politica, la cultura, la letteratura, la vita, vennero travolti da un’ondata giovanile che rifiutava regole e abitudini, e ne voleva stabilire delle nuove, e come quella ondata abbia impresso una accelerazione ai movimenti sociali, politici e culturali che in quell’anno divennero ancora più grandi e forti”.
Continua a leggere su L’Espresso.